Usare Il Pugno Di Ferro Puo Salvarti

Usare Il Pugno Di Ferro Può Salvarti

Helen Forbs era una donna come le altre, con una vita normalissima e un buon lavoro, almeno così credevano i suoi vicini, nonché amici, George e Rose. Questi la ritenevano una donna in carriera molto impegnata, con un innato senso della giustizia, nient’altro. Ed in parte era vero. Quello che non sapevano però era che lei passava le sue giornate in un edificio dove si trovava un centro di polizia diverso da ogni altro e segreto alla popolazione americana. Lì aveva molti compiti importanti da svolgere, ma la sua occupazione principale era far rispettare la legge a tutti i costi, usando spesso il pugno di ferro con i più ostinati, costringendoli a parlare usando la forza e la violenza.
Lei aveva spesso a che fare con i criminali più pericolosi e gli assassini più spietati, ma non si faceva di certo intimorire da loro. Era molto bella, alta, magra, con dei fantastici capelli corvini, occhi verdi molto espressivi, la pelle chiara, le mani curate, il fisico degno di una modella e un viso perfetto anche se segnato dalle crudeltà viste nella sua vita.
Il suo aspetto fisico si accompagnava ad una spiccata intelligenza e ad un innato intuito, ma dopo le numerose delusioni ricevute nella vita aveva ormai imparato a non far trasparire nessuna emozione e a non parlarne con nessuno anche se questo non la faceva sentire meglio.
Ma torniamo alla nostra storia. Un caldo pomeriggio Helen era a casa, impegnata a leggere un bel libro, quando ricevette un telefonata molto concitata da Matt, il suo efficiente assistente che le comunicò istericamente che era necessario che si recasse subito al lavoro da lui.
Dopo due minuti era in macchina, tralasciando completamente il libro rimasto aperto a metà sul divano di tela. Al suo arrivo trovò un fermento e una preoccupazione che raramente aveva visto in 15 anni di servizio. Si diresse subito nell’ufficio del capo, che fortunatamente non sembrava influenzato dagli eventi appena accaduti ma Helen ignorava ancora. Infatti era appena apparso in tutta New York questo messaggio: “Salve a tutti! La vostra fine è vicina, così come la mia rinascita. Un sacrificio è d’obbligo per compiere il mio destino. E più persone muoiono più diventerò potente. Mi dispiace per voi ma IO sono destinato a questo. Anzi, dovreste ringraziarmi per la nuova vita che vi donerò. Tenetevi pronti. Il Salvatore ”. Helen non aveva mai avuto a che fare con questo genere di folli criminali e ne era intimorita ma non lo fece capire di certo al commissario che le comunicò che il caso le era stato appena affidato e che purtroppo, oltre al messaggio appena comparso, non c’era niente su cui lavorare. Quindi bisognava aspettare la sua prossima mossa o trovare il server da cui era partito il messaggio. Ma questo fu impossibile ad Helen e alla sua squadra. Quindi non restava che attendere la prossima mossa…
Comunque non dovettero aspettare molto. Infatti nei giorni successivi sparirono senza lasciare alcuna traccia 14 ragazze da diversi quartieri di New York. La loro sparizione venne attribuita a “Il Salvatore”. Ma Helen e il suo team non stettero certo a dormire sugli allori e si misero subito al lavoro con scarsi risultati perché ogni pista che seguivano risultava essere un vicolo cieco, ogni testimone che interrogavano non era a conoscenza di niente che potesse essere utile all’indagine, ogni impronta rilevata apparteneva sempre alla vittima o ad amici e genitori. Così decisero di concentrarsi sulle ragazze e sul perché quel pazzo avesse fatto quella scelta. Tutte le ragazze erano quindicenni, avevano in comune la bellezza, la purezza, la semplicità e sicuramente chi le aveva rapite le aveva osservate per bene, forse anche facendosi vedere, ma era impossibile che le conoscesse tutte poiché abitavano distanti l’una dall’altra e in diverse parti della grande città. Quindi le aveva pedinate e poi rapite e portate chissà dove. Oltre a questo però non arrivarono a nessun risultato rilevante anche se avevano interrogato, indagato, osservato e calcolato. Finché nei giorni seguenti non arrivò al commissariato una lettera indirizzata ad Helen in persona. Lei non aveva idea di chi potesse avergliela spedita e quando la aprì rimase senza parole… infatti ad inviargliela era stato proprio il criminale che stavano cercando disperatamente. La lettera recitava così: “Caro commissario, lo so che mi sta cercando ,ma sfortunatamente per lei non mi troverà, non di nuovo. Eh si, stupida e incosciente Helen, tu mi conosci già e mi hai preso già una volta, ma stai tranquilla, non succederà più. Ti ho inviato questo messaggio solo per farti sapere che il mio destino dopo tanto tempo e tanta preparazione finalmente si compirà. Pensavi di prendermi in tempo? Ahahahah hai fatto i conti senza l’oste, mia bella poliziotta da quattro soldi. Adesso vado. Ho da fare. A presto Helen! Il Salvatore. ”
Dopo aver letto la lettera si mise subito al lavoro cercando, tra tutti i casi che aveva affrontato e tra tutti i delinquenti che aveva catturato, uno che potesse essere il colpevole e presa dalla rabbia decise di metterci la faccia e di dedicarsi con tutta se stessa a questo caso, lavorando giorno e notte, facendo e facendo fare alla sua squadra le ore piccole. Ormai non le importava più di nient’altro se non riuscire a catturare colui che stava terrorizzando tutta New York. Dopo tanto lavoro arrivò a distinguere tre possibili colpevoli: Michael McQueen che lei stessa aveva mandato in galera per l’assassinio della madre e della sorella. Lui aveva mostrato una rabbia incontenibile nei suoi confronti e questo l’aveva fatta diventare fredda e cinica con McQueen. Ma mai come William Penn che nei suoi confronti provava un vero e proprio odio alimentato da un disprezzo sconvolgente. Il terzo sospettato era invece John Donovan che apparentemente sembrava una bravissima persona, ma in realtà era uno spietatissimo assassino che provava piacere nell’uccidere. Helen li aveva catturati molti anni fa, ma ora erano tutti e tre in libertà per buona condotta e lei aveva l’impressione che loro non si fossero dimenticati di lei.
Qualche giorno dopo apparve un altro messaggio sui teleschermi giganti di New York che diceva che “Il Salvatore” avrebbe portato a termine la sua missione quello stesso pomeriggio alle sei in punto in uno dei luoghi più frequentati della città. Il fatto singolare era che proprio a quell’ora si sarebbe verificata una grande eclissi come non se ne vedevano da anni. Helen allora fu colta da un lampo improvviso e si ricordò che William Penn era fissato con l’astronomia e faceva spesso riferimento alle eclissi e ad altri fenomeni astronomici. Helen capì finalmente chi era il colpevole. Ma questo non bastò a chiarirle le idee sul luogo in cui avrebbe agito. Decise allora di cercare di capire quale potesse essere il luogo indicato e cosa sarebbe successo lì alle sei. Penn aveva detto che il luogo da lui prescelto era molto frequentato e adatto a ciò che doveva fare lui. Quindi un locale chiuso, ma al centro della città. Helen aveva solo due ore per localizzarlo. Alle 17.30 capì che si trattava dell’Hard Rock che proprio quel giorno era stato affittato da William. C’era poco tempo. Così lo squadrone si mosse velocemente e riuscì ad arrivare davanti al locale in 15 minuti. Erano le 17.45. Dovevano entrare, e in fretta. Quando buttarono giù la porta ciò che trovarono li lasciò di stucco. Infatti, dentro quella stanza circolare si trovavano 14 altalene che pendevano dal soffitto sulle quali erano sedute le 14 ragazze rapite. Erano tutte vestite con tuniche, ognuna di un colore diverso. I loro occhi erano chiusi, il corpo freddo ma fortunatamente respiravano ancora. Matt, l’assistente di Helen notò che tutte avevano un ago butterfly nel polso collegato a una fialetta che si trovava al centro della stanza dove erano disegnati il pentacolo e altri simboli satanici. Vicino alla fialetta c’era un foglio che riportava un macabro messaggio: “Alle sei in punto questa fialetta verrà svuotata e il veleno che vi è contenuto finirà nel corpo delle ragazze che moriranno all’istante. Se provate a staccare i fili tutto salterà in aria. Provate a fermarmi!”. Helen si sentiva smarrita e disorientata quando vide una piccola fessura vicino all’altalena con la ragazza vestita di rosso. Ordinò immediatamente di buttare giù il muro. Lì trovarono la bomba nascosta che era collegata con fili invisibili con la fialetta. Gli artificieri la disinnescarono e le ragazze vennero portate in salvo.
Ora bisognava solo trovare Penn. Tutti uscirono dal locale maledetto, tranne Helen che era stata attirata da un particolare disegnato sul pavimento e li si trovò una pistola puntata alla testa proprio da William che rideva e la strattonava. Minacciò di ucciderla, ma lei grazie al suo duro addestramento alla fine riuscì a liberarsi dalle sue grandi mani e a metterlo al tappeto approfittando di un piccolo momento di distrazione. Finalmente William Penn fu catturato e il pericolo scongiurato.
Dopo aver riportato tutte le ragazze a casa sane e salve Helen si ritrovò a pensare a quello che sarebbe potuto succedere e ringraziò tutta la sua squadra per il lavoro fatto. Ma prima di tornare a casa a riposarsi interrogò Penn per conoscere tutti i dettagli del piano ormai fallito.
Egli, dopo aver rapito le ragazze le avrebbe offerte in sacrificio alla dea Venere, che in cambio gli avrebbe donato la forza, la bellezza e l’immortalità. Per conservarle poi avrebbe usato uno speciale liquido e avrebbe aspettato in loro compagnia la sua trasformazione. Ma fortunatamente questa assurda macchinazione era stata sventata in tempo.
Helen tornò finalmente a casa e, dopo aver fatto una calda e lunga doccia, si mise a letto e dormì profondamente come non faceva da giorni. Pronta, il giorno dopo, a tornare al lavoro.

Asia Follo