Osama Bin Laden

Osama Bin Laden, nato da un ricco "self made man", attivo nell'ambito delle costruzioni e originario dello Yemen del sud, viene educato sin da subito alla religione musulmana. Più tardi farà riferimento alla corrente dell'islam del wahhabita, che predicava il ritorno alla religione d'origine cancellando tutti i cambiamenti derivati al passare del tempo. Ancora adolescente viene mandato a studiare nell'Università Re ʿAbd al-ʿAzīz di Gedda e si laurea in Economia in vista di un suo inserimento professionale nell'azienda paterna (il Saudi Binladin Group), specializzata nell'edilizia e nell'esecuzione di grandi lavori infrastrutturali. A diciassette anni sposa una ragazza siriana, la prima delle sue quattro mogli. Nel 1979 consegue anche un diploma in ingegneria civile, nella stessa università di Gedda.
Nel 1979, ventiduenne, Bin Lāden si avvicinò alla causa dei Mujahidin impegnati nella guerriglia islamista avversa al governo filo-sovietico dell'Afghanistan, organizzando alcuni anni dopo (1984) un nuovo fronte, chiamato Maktab al-Khidamat (MAK), con il compito di convogliare denaro, armi e combattenti per la guerra afgana. Il MAK di bin Laden non ricevette[4] finanziamenti dalla CIA che – secondo lo stesso Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski – in quel tempo intervenne direttamente ed indirettamente (attraverso i Servizi Segreti pakistani) nel finanziamento, nella fornitura di armi (inclusi i missili contraerei spalleggiabili Stinger), nella preparazione e nell'assistenza logistica ai guerriglieri afgani.
La nascita dell'organizzazione terroristica di al-Qāʿida, in principio una formazione preparata per la guerriglia, risale attorno al 1988. Quando Osāma lasciò il MAK, molti dei suoi militanti confluirono nella nuova organizzazione. Osannato come eroe in Arabia Saudita, Bin Lāden non si mostrò tenero verso la sua patria, lamentando in occasione della Guerra del Golfo del 1991 un'eccessiva dipendenza militare del suo paese nei confronti degli Stati Uniti. Seguì una incrinatura dei rapporti, ed una rottura definitiva, con la monarchia araba. Nello stesso 1991 decise di fissare in Sudan la propria base operativa ad al-Khartum, in via Mc Nimr. Tre anni dopo, ammettendo il suo coinvolgimento in attentati compiuti a Riyad e Zahran, perderà la cittadinanza saudita.
Nel 1996 il Sudan espulse Bin Laden, che fu costretto ad un ritorno in Afghanistan, accolto con simpatia dai capi del governo talebano che in quell'anno avevano assunto il controllo del paese.
Con al-Qāʿida, Bin Laden avrebbe anche finanziato nel 1997 l'uccisione di un gruppo di turisti a Luxor, in Egitto.[6]
Nel 1999 la CIA si occupò di addestrare ed equipaggiare segretamente un commando di circa 60 uomini dei servizi segreti pakistani con l'obiettivo di farli entrare in Afghanistan per catturare o uccidere Osama bin Laden.
Il primo attacco di Bin Lāden contro gli Stati Uniti avvenne contro un gruppo di soldati alloggiati in un albergo nello Yemen: i militari erano però partiti due giorni prima per la Somalia. Nel bombardamento dell'hotel morirono due turisti austriaci.[8]
Secondo alcune fonti Osāma avrebbe anche ideato e diretto l'attentato al World Trade Center nel 1993[9] e pianificato, con la complicità del terrorismo indonesiano, il progetto Bojinka,[10] sventato a Manila il 6 gennaio 1995.
Il 23 febbraio 1998, Osāma fu uno dei cinque firmatari (fra cui l'emiro Ayman al-Zawāhirī, fondatore della Jihad islamica egiziana) di una fatwa (editto o proclama religioso) diretta a nome del Fronte islamico mondiale contro "ebrei e crociati". In essa si sosteneva testualmente che «uccidere gli americani ed i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in ogni paese ove sia possibile, per giungere alla liberazione della moschea al Aqsā di Gerusalemme e della Sacra Moschea della Mecca (che circonda la Kaʿba) e scacciare le loro armate dalle terre dell'Islam». Tutto ciò – proseguiva la fatwa – «secondo le parole dell'onnipotente Allāh: combattete i pagani tutti insieme come essi combattono voi tutti insieme, combatteteli fino a quando non ci saranno più tumulti od oppressioni e fintanto che non prevalga la giustizia e la fede in Allah».
l presidente americano Bill Clinton ordinò il congelamento di ogni bene di Bin Lāden in America, ma data la tardiva decisione nulla fu trovato. Contestualmente autorizzò la sua cattura e, se necessario, la sua uccisione, come nel caso del fallito lancio di missili da crociera contro la sua presunta base nell'agosto 1998.[12] Posta sul capo di bin Lāden una taglia di 25 milioni di dollari, per chiunque avesse fornito informazioni alla sua cattura, gli Stati Uniti convinsero nel 1999 le Nazioni Unite a imporre sanzioni contro l'Afghanistan nel tentativo di forzare il regime talebano a estradarlo.
La CIA pagò 140.000 sterline affinché Siddiq Ahmed, agente dei servizi sauditi assoldato dal principe Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz, avvelenasse Bin Laden, ma la spia riuscì solo parzialmente; Bin Laden riuscì per poco a salvarsi, pur rimediando la malattia ai reni di cui ha sofferto fino alla morte.
Bin Lāden ha ammesso il suo diretto coinvolgimento negli atti terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 poco dopo gli episodi[14] e più esplicitamente il 29 ottobre 2004 con un video trasmesso dall'emittente del Qatar, Al Jazeera,[15] pochi giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In precedenza non aveva comunque mancato di definire più volte gli Stati Uniti un paese ostile all'Islam e un nemico dichiarato da combattere "con ogni mezzo" in nome della Jihād. Fra le registrazioni video, effettuate presumibilmente in Afghanistan e diffuse nei giorni immediatamente successivi all'11 settembre dall'emittente Al Jazeera, una in particolare aveva mostrato lo stesso Osāma parlare dell'attentato in termini che – secondo gli analisti dei servizi segreti statunitensi – lasciavano pochi dubbi su una sua partecipazione al piano d'attacco.
A seguito degli attentati alle Twin Towers di New York e al Pentagono di Arlington (Virginia)[16][17], Bin Laden fu ricercato dal FBI e da diversi governi.[18] Figurava al primo posto nella lista dei ricercati dall'FBI[19], non soltanto per i fatti dell'11 settembre, poiché per tali atti terroristici a occuparsene è direttamente il Dipartimento di Stato statunitense, il quale ha messo su Bin Laden una taglia di 25 milioni di dollari [20], poi raddoppiata a 50 milioni di dollari nel 2007.
L'ultima localizzazione di Bin Lāden risaliva al 2001 nella zona di Kandahar, Afghanistan. Dopo l'attacco dell'11 settembre gli Stati Uniti chiesero al governo dei Talebani l'estradizione di Bin Lāden, senza ottenerla. Questo rifiuto fu uno dei motivi riportati dalle fonti ufficiali statunitensi per il successivo attacco militare all'Afghanistan in cui lo stesso governo talebano fu rovesciato. I tentativi di trovare e catturare Osāma da parte dei contingenti militari americani in azione in Afghanistan non ebbero successo, nonostante massicci attacchi aerei compiuti nell'area di confine tra Afghanistan e Pakistan, in special modo nella zona montuosa ricca di grotte di Tora Bora, nella quale si riteneva che il capo di al-Qāʿida potesse essersi nascosto (qui avvenne la battaglia di Tora Bora). Furono più volte proposte ipotesi che Bin Laden fosse stato ucciso in quei raid o che fosse morto per cause naturali a causa delle sue precarie condizioni di salute.
Sempre secondo l'FBI, Bin Lāden fu responsabile anche degli attentati compiuti contro le ambasciate degli Stati Uniti a Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya) che causarono la morte di oltre duecento persone,[22] e di altri attacchi terroristici in varie parti del mondo.
Alla vigilia del sesto anniversario dell'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, la CIA rivelò di aver ricevuto un nuovo video di Osāma bin Lāden.[23] Bin Laden nel video cita Sarkozy. Nel video Bin Lāden sarebbe ritratto sullo sfondo e leggerebbe il testamento di uno dei terroristi delle Twin Towers, Walīd al-Shehri.
Nel settembre 2006, dopo che alcuni giornali francesi diffusero la notizia della sua morte per febbre tifoide (poi smentita),[24] fu ipotizzato un cattivo stato di salute di Bin Lāden, che sarebbe perdurato per alcuni anni.
Il 21 marzo 2008, Bin Laden inviò due audiomessaggi, in uno dei quali minacciava di morte papa Benedetto XVI che venne difeso da Bill Clinton.[25]
Il 28 aprile 2009 comparve la notizia, poi smentita, secondo cui il presidente pachistano Asif Ali Zardari dichiarava che l'intelligence del suo Paese riteneva morto il leader di al-Qāʿida, pur non avendo prove certe della stessa[26].
Il 3 giugno 2009 il canale televisivo Al Jazeera trasmise un messaggio di Bin Laden che metteva in guardia i musulmani e il mondo intero da ciò che è per lui l'"imbroglio Obama", accusando il Presidente degli Stati Uniti di disprezzare, come il suo predecessore George W. Bush, l'Islam[27].
Messaggi audio furono trasmessi via Internet in data 13 e 25 settembre 2009. Nel primo Bin Laden celebrava l'ottavo anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001, definendo Barack Obama incapace di fermare i conflitti interni in Iraq e Afghanistan, e facendo un appello al popolo statunitense affinché si liberasse da quella da lui definita "lobby israeliana", contro la quale furono rivolti anche gli attacchi del 2001[28]. Nel secondo faceva invece appello alla popolazione europea, condannando l'alleanza NATO nella guerra in Afghanistan e il non rispetto dei diritti umani all'interno del conflitto, ricordando infine gli eventi degli attentati del 7 luglio 2005 a Londra e degli attentati dell'11 marzo 2004 a Madrid[29].
Il 24 gennaio 2010 rivendicò, in un messaggio audio, un fallito attentato a un aereo negli Stati Uniti il 25 dicembre 2009, chiamando "eroe" l'attentatore; inoltre intimò al presidente Obama di annullare la stretta alleanza statunitense con Israele, esprimendo compassione per le sofferenze che la popolazione subisce nella Striscia di Gaza, perché solo con la fine di questa alleanza e la pace in Palestina, afferma al-Qāʿida, potrà far cessare gli attentati[30].
Il 29 gennaio 2010 Bin Laden rilasciò dichiarazioni su argomenti differenti rispetto ai precedenti messaggi, tra cui i cambiamenti climatici. Accusò gli Stati Uniti di non aver rispettato il protocollo di Kyoto, diventando così, insieme agli altri paesi industrializzati, i maggiori responsabili dell'effetto serra. Inoltre parlò di economia; affrontò l'argomento della grave crisi economica del 2009, attribuendone la colpa all'economia statunitense, ed invitò il mondo al boicottaggio dei prodotti statunitensi e del dollaro[31].
Il 25 marzo 2010 Bin Laden ritornò all'uso di un linguaggio duro e minaccioso, in un audiomessaggio diffuso da Al Jazeera, nel quale minacciava, dopo essersi lamentato col popolo americano del proseguimento della Guerra in Afghanistan, di far uccidere qualunque ostaggio statunitense catturato dai suoi affiliati se fossero stati condannati a morte coloro che erano stati le menti degli attentati dell'11 settembre 2001 ed i loro compagni detenuti a Guantanamo.
In data 1 ottobre 2010 fece comparire un messaggio audio sul web dove parlava dei rischi connessi ai cambiamenti climatici e della povertà. Dava inoltre consigli agli agricoltori del Sudan riguardo ai problemi comportati dalla desertificazione, ed espresse il suo cordoglio alle vittime dell'alluvione del 2010 in Pakistan, chiedendo un'azione più incisiva dei governi e criticando la scelta del Pakistan di destinare solo l'1% dei suoi bilanci ai poveri. Ha fatto gli auguri ai musulmani per la fine del Ramadan[32].
Il 21 gennaio 2011 Osama Bin Laden rivolse una dura minaccia alla Francia affermando che se essa non avesse ritirato i propri soldati l'Afghanistan, gli ostaggi francesi, sequestrati da cellule di al-Qāʿida in Niger, sarebbero stati uccisi, per colpa della subalternità di Nicolas Sarkozy agli USA.
Nella notte del 1 Maggio 2011, Bin Laden viene ucciso dalle unità Navy Seal ad Abbottabad. Nell'azione vengono uccisi anche dei familiari e dei membri del gruppo.
Nico Isman