Nerone

NERONE, UN IMPERATORE MAL GIUDICATO
di Claudia Cristea, Valeria Durante e Sarah Tudini

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Nerone è l'imperatore romano, insieme a Caligola, più vilipeso dagli storici del tempo. Scrissero di lui:
- Publio Cornelio Tacito (55-120 circa), contemporaneo di Domiziano e di Nerva, originario della Gallia transalpina o cisalpina, senatore, proconsole d'Asia nel 112-113, grande storico. Scrisse opere fondamentali per la conoscenza della storia romana.
- Svetonio Tranquillo (70-140 circa), originario della provincia d'Africa dove era nato agli inizi del principato di Vespasiano, cavaliere, capo del dipartimento della corrispondenza imperiale. Rimosso da Adriano nel 121, si mise a scrivere biografie degli imperatori accentuando gli aspetti aneddotici e scandalistici.
- Dione Cassio Cocceiano (Nicea 155 - Nicea 235 circa), proveniente dalla Bitinia, un padre senatore, fu due volte console e nel 229 collega dell'imperatore Severo Alessandro. Scrisse una storia romana in 80 libri.

Dunque ciò che sappiamo di Nerone deriva da esponenti della classe aristocratica. Per via della sua politica favorevole al popolo ne fu tramandata un'immagine di tiranno, parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici moderni, i quali ritengono che non fosse né pazzo - come lo descrissero alcune fonti - né particolarmente crudele, ma che i suoi comportamenti fossero simili a quelli di altri imperatori non ugualmente giudicati; inoltre fu accusato del grande incendio di Roma, fatto da cui gli studiosi moderni tendono a discolparlo. Nerone fu considerato un tiranno e un folle, ma a differenza di imperatori come Commodo e Caligola, non pare verosimile che avesse problemi mentali, né che fosse particolarmente crudele, o perlomeno era assai simile ai predecessori Tiberio e Claudio, molto severi con gli oppositori. Furono Tacito, senatore e nemico di Nerone, e gli storici cristiani a rivestirlo della leggenda nera che ancora lo accompagna. L'immagine di Nerone è stata tramandata dagli storici cristiani quale autore della prima persecuzione contro i cristiani, nonché responsabile del martirio di moltissimi cristiani e dei vertici della Chiesa Romana, cioè San Pietro e San Paolo. Vi è la probabilità che un provvedimento di Nerone nei confronti dei Cristiani fosse il cosiddetto Editto di Nazaret, databile per alcuni al 62 (molti storici attribuiscono invece a Tiberio il provvedimento che vietava l'asportazione dei cadaveri dai sepolcri), precedente però all'incendio di cui il popolo e Nerone accusarono i cristiani. La voce che circolava - infondata - era che l'imperatore fosse il responsabile dell'incendio. Nella verità l'imperatore offrì l'uso della reggia ai senzatetto e organizzò squadre di pompieri (e non suonò la cetra mentre Roma bruciava). In realtà emise condanne contro i cristiani non per la loro religione ma seguendo le leggi molto severe nei confronti dei non cittadini romani. Il primo editto anti-cristiano risale invece all'epoca di Domiziano. Anche Traiano, l'imperatore amato dalla storiografia cristiana, perseguitò la Chiesa subendo però la sorte opposta a quella di Nerone presso i posteri (Dante lo posiziona in Paradiso). Al riguardo occorre però senz'altro ricordare che nello stesso periodo San Paolo, per avere giustizia, si era appellato proprio al giudizio di Nerone, finendo assolto delle colpe imputategli nel 62. Ancora San Paolo, nella sua Epistola ai Romani, raccomandava l'obbedienza a Nerone. Sui delitti di Nerone molto si è detto, in particolare sulla condanna a morte della madre Agrippina: spesso si tratta di falsi storici (come l'omicidio di Poppea, che invece pare morì per gravidanza oppure successivamente nell'eruzione del Vesuvio, e del figlio di questa, figliastro di Nerone), delitti ed esecuzioni volti a difendere la propria persona da possibili congiure (comunissimi tra gli imperatori romani: ad esempio Costantino fece uccidere il proprio figlio Crispo, così come Nerone condannò Seneca), assassinii voluti da altri in nome suo come quello di Britannico che fu fatto eliminare da Agrippina, dopo la morte di Claudio, Ottavia e forse la stessa Agrippina la cui condanna fu sollecitata da Poppea.Quindi una differenza fra Nerone e altri imperatori, ritenuti "buoni" dagli storici del tempo, sembra essere che Nerone non è stato ugualmente giudicato rispetto a questi ultimi.

LA VITA
Nerone (37-68 d.C.) fu l'ultimo imperatore romano (54-68) della dinastia Giulio-Claudia. Figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, cambiò il suo nome (Lucio Domizio Enobarbo) in Nerone Claudio Cesare dopo essere stato adottato dall'imperatore Claudio, che sua madre aveva sposato in seconde nozze. Nel 53 sposò la figlia di Claudio, Ottavia. Alla morte di Claudio, nel 54, i pretoriani, guidati dal prefetto del pretorio Sesto Afranio Burro (fedele ad Agrippina) lo proclamarono imperatore.
Sotto la guida di Burro e del filosofo Seneca, suo tutore, Nerone si mostrò inizialmente deferente nei confronti del senato, la cui autorità era notevolmente diminuita durante i regni degli ultimi imperatori.
Entrato in contrasto con la madre, che si opponeva alla sua relazione con Poppea Sabina e intendeva esercitare sempre maggiore influenza, Nerone fece uccidere Britannico, figlio di Claudio e di Messalina, considerato un possibile pretendente al trono e allontanò la madre da Roma, facendola uccidere nel 59.Con la morte di Burro e il ritiro di Seneca dalla vita pubblica, Nerone modificò radicalmente la propria politica: divenuto ostile al senato, iniziò a favorire i ceti popolari e militari e a esercitare un potere sempre più dispotico. Quando, nel luglio del 64, Roma fu distrutta da un incendio, l'imperatore ne fu ritenuto responsabile e cercò invano di incolpare dell'incendio i cristiani. In seguito, fece costruire per sé la nuova residenza imperiale (la domus aurea).
Il contrasto con il senato si acuì in seguito alla riforma monetaria introdotta da Nerone (59-60), secondo cui veniva privilegiato il denarius (la moneta d'argento di cui si serviva soprattutto la plebe urbana) all'aureus (moneta dei ceti più agiati). Nel 65 Caio Calpurnio Pisone ordì una congiura ai danni di Nerone, che tuttavia la represse e fece uccidere tra gli altri Seneca e il poeta Lucano, accusati di aver preso parte alla cospirazione. Nel 66-67 Nerone si recò in Grecia, alla quale rese la libertà, rendendo più difficili i rapporti con le altre province dell'impero. Nel 68 le legioni stanziate in Gallia e in Spagna, guidate rispettivamente da Vindice e da Galba, si ribellarono all'imperatore, costringendolo a fuggire da Roma. Dichiarato nemico pubblico dal senato, Nerone si suicidò.

Video sul grande incendio di Roma e sul governo di Nerone:

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IL GRANDE INCENDIO DI ROMA
In realtà come ha dimostrato di recente lo scrittore Dimitri Landeschi nel suo libro "Terrore e morte nella Roma di Nerone" il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C. fu appiccato molto probabilmente da un pugno di fanatici appartenenti alla frangia più estremista della comunità cristiana, istigati da esponenti di quel ceto aristocratico tra le cui file si celavano i veri ispiratori di tutta l'operazione.
Allo scoppio del grande incendio di Roma del 64, l'imperatore si trovava ad Anzio, ma raggiunse immediatamente l'Urbe per conoscere l'entità del pericolo e decidere le contromisure, organizzando in modo efficiente i soccorsi, partecipando in prima persona agli sforzi per spegnere l'incendio. Nerone mise sotto accusa i Cristiani residenti a Roma. Dai duecento ai trecento cristiani vennero messi a morte.
Fu poi accusato, dopo la morte, di aver provocato egli stesso l'incendio. Nonostante la ricostruzione dei fatti sia incerta e molti aspetti della vicenda siano ancora controversi, l'immagine iconografica dell'imperatore che suona la lira dal punto più alto del Palatino mentre Roma bruciava è ormai ampiamente superata e considerata inattendibile. Al contrario, l'imperatore aprì addirittura i suoi giardini per mettere in salvo la popolazione e si attirò l'odio dei patrizi facendo sequestrare imponenti quantitativi di derrate alimentari per sfamarla.
In occasione dei lavori di ricostruzione, Nerone dettò nuove e lungimiranti regole edilizie, destinate a frenare gli eccessi della speculazione e tracciare un nuovo impianto urbanistico, sul quale è tuttora fondata la città. In seguito all'incendio egli recuperò una vasta area distrutta, facendo realizzare il faraonico complesso edilizio noto come Domus Aurea, la sua residenza personale, che giunse a comprendere il Palatino, le pendici dell'Esquilino (Oppio) e parte del Celio, per un'estensione di circa 2,5 km quadrati (250 ettari).

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LA DOMUS AUREA
Dopo l’incendio del 64 d.C., che distrusse gran parte del centro di Roma, l’imperatore Nerone si fece costruire una nuova residenza con le pareti ricoperte di marmi pregiati e le volte decorate d’oro e di pietre preziose, tanto da meritare il nome di Domus Aurea. Venne progettata dagli architetti Severo e Celere e decorata dal pittore Fabullo. L’enorme complesso comprendeva sconfinati vigneti, pascoli e boschi, un lago artificiale, tesori saccheggiati nelle città d’Oriente e preziosi ornamenti, fra i quali una colossale statua dell’imperatore nelle vesti del dio Sole.
Alla morte di Nerone i suoi successori cercarono di seppellire e cancellare ogni traccia del palazzo. I lussuosi saloni furono spogliati dei rivestimenti e delle sculture e riempiti di terra fino alle volte e sopra furono costruite le grandi terme di Tito e di Traiano. Nella valle sottostante fu edificato il Colosseo. Le fastose decorazioni a fresco e a stucco della Domus Aurea rimasero nascoste fino al Rinascimento.
Allora alcuni artisti appassionati di antichità, tra cui Pinturicchio, Ghirlandaio, Raffaello, Giovanni da Udine e Giulio Romano, calandosi dall’alto in quelle che loro pensavano fossero delle grotte, iniziarono a copiare i motivi decorativi delle volte. Per questo le decorazioni furono chiamate “grottesche”. Con la riscoperta iniziarono i problemi della conservazione delle pitture e degli stucchi, che sbiadirono velocemente a causa dell’umidità e finirono per essere dimenticati.
Solo dopo i ritrovamenti degli affreschi di Pompei gli studiosi si interessarono di nuovo alle grottesche romane e nel 1772 furono ripresi gli scavi nella Domus Aurea.

I VIAGGI
Nel 67, l'imperatore viaggiò fra le isole della Grecia, a bordo di una lussuosa galea sulla quale divertiva gli ospiti (fra questi anche tutti gli stupefatti notabili delle città visitate e tributarie di Roma, compresa Atene) con prestazioni artistiche, mentre a Roma, Ninfidio Sabino (collega di Tigellino, che aveva preso il posto dei congiurati pisoniani) andava procurandosi il consenso di pretoriani e senatori.
Prima di lasciare la Grecia, annunciò personalmente -ponendosi al centro dello stadio d'Istmia, presso Corinto, prima della celebrazione dei giochi panellenici- la decisione di restituire la libertà alle poleis, eliminando il governo provinciale di Roma.

FONTI
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Nerone
Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma: http://archeoroma.beniculturali.it/siti-archeologici/domus-aurea
Libero.it: http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/altro/Nerone.html