Dossier Memorie Di Adriano

Da Massimo Barrile, Nel centenario della nascita di Marguerite Yourcenar - Il fascino delle «Memoires d'Hadrien»

Marguerite Yourcenar, come storico dovizioso, […] prende una figura importante, nota, compiuta, definita dalla Storia, in modo da abbracciarne con lo sguardo l'intero percorso e cerca di cogliere lucidamente il momento in cui l'uomo, protagonista di questa esistenza unica ed irripetibile, la soppesa, la esamina e per un istante è in grado di giudicarla. Il processo è assai lungo e tortuoso: il libro concepito e scritto in parte tra il '24 e il '29 viene distrutto, ripreso nel '34 con laboriose indagini e poi abbandonato più volte fino al '37 anno nel quale durante un soggiorno negli Stati Uniti scrive alcuni frammenti come ad esempio la visita al medico e la rinuncia agli esercizi fisici da parte di Adriano. Nel 1939 il manoscritto viene lasciato in Europa con la gran parte degli appunti ma porta sempre con sé una carta dell'Impero romano alla morte di Traiano e il profilo di Antinoo come a ricordare a se stessa che la sfida è sempre aperta. Nel '41 in un negozio scopre per caso delle stampe di Piranesi ed una di queste rappresenta la veduta di Villa Adriana proprio quella visione che aveva fatto scattare la scintilla tanti anni prima. Sarà guardata e riguardata per anni. Fino al 1948 sembra abbandonare la sua idea, subentra una certa indifferenza dopo aver bruciato altri appunti e si sente quasi impotente davanti a quella che pare ormai impresa impossibile: «Mi ci sono voluti molti anni per calcolare esattamente la distanza tra l'imperatore e me»… «per colmare non solo la distanza che mi separava da Adriano ma soprattutto quella che mi separava da me stessa». Ma durante quegli anni aveva continuato a leggere gli autori antichi: quello che poteva essere il modo migliore per far rivivere il pensiero d'un uomo quasi a ricostruire la sua biblioteca negli scaffali di Tivoli.
Rivivono le ricerche iniziate prima della guerra e i testi della biblioteca comprati nel periodo in cui era nata l'idea: due libri su Adriano, uno dello storico greco Dione Cassio con il capitolo de "La storia romana" consacrato ad Adriano e un'edizione moderna dell'Historia Augusta (più precisamente il testo de la Vita Hadriani del cronachista latino Spartiano).
Da quelle pagine e dalle numerose letture di poeti e filosofi greci, sempre coltivate nel corso degli anni, alla fine aveva ricostruito la cultura di Adriano «sapevo pressapoco quello che Adriano leggeva, quali erano i suoi punti di riferimento e il modo in cui considerava determinate cose in base ai filosofi che aveva letto». Era stato un continuo impregnarsi in modo totale nella figura di Adriano finché essa non era emersa: chiara, netta, precisa.
Far raccontare allo stesso Adriano [“ritratto di una voce”] le idee politiche, le azioni e le campagne belliche, la politica pacificatrice e le riforme sociali e finanziarie: ridare vita, a poco a poco, alla sua personalità, alla sua grandezza, alla sua generosità e alla sua esuberanza. Tutto era stato preso in esame soprattutto le stesse opere autentiche di Adriano: la corrispondenza amministrativa, i frammenti di discorsi o di rapporti come il celebre Discorso di Lambesa, pareri legali riportati da giureconsulti, poesie citate da autori del tempo come la famosa Animula vagula blandula o rilevate da iscrizioni votive e monumenti, le celebri tre lettere di Adriano riguardanti la sua vita personale (Lettera a Matidia, Lettera a Serviano, Lettera dell'imperatore sul letto di morte ad Antonino). I numerosi accenni ad Adriano e al suo ambiente, sparsi nelle opere degli autori del II e del III secolo, con le cronache, alcuni dati interessanti ed episodi come «Le cacce di Adriano e di Antinoo», il testo geroglifico dell'Obelisco del Pincio che narra le esequie di Antinoo e descrive le cerimonie del suo culto e la storia degli onori divini resi ad Antinoo che si desumono dalle iscrizioni, dai monumenti figurativi e dalle monete. […]
Il successo delle Memorie sorprenderà la stessa scrittrice soprattutto per quell'idea che s'era fatta che la vita di un imperatore poco poteva interessare alla gente. «Avevo scritto la storia di un principe e al tempo stesso un grande destino individuale e poi è sempre piacevole dare a un essere che è vissuto un piccolo rilancio nel tempo».
Le Memorie è stato un libro che durante le sue diverse stesure ha subito una riduzione, una spoliazione: è rimasto in vita il condensato di un libro molto più vasto, il riassunto di scene che erano state descritte nei minimi particolari e nelle sfumature più impensabili durante notti insonni e magiche: è rimasto «solo ciò che un uomo ha creduto di essere, ciò che ha voluto essere, ciò che è stato».

INTERVISTA a Marguerite de Yourcenar

Da Marguerite de Yourcenar, Taccuino di Appunti

"Coloro che avrebbero preferito un Diario di Adriano alle Memorie di Adriano dimenticano che un uomo d'azione raramente tiene un diario; più tardi, al fondo d'un periodo di inattività, egli si ricorda, prende nota e, il più delle volte, stupisce".

"L'esser vissuta in un mondo in disfacimento mi aveva fatto capire l'importanza del Princeps" .

"Quando gli dèi non c'erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c'è stato un momento unico in cui è esistito l'uomo, solo".

SCHEDA SPETTACOLO “Memorie di Adriano”, a cura della Redazione di Teatro.org

Autore: Marguerite Yourcenar
Regia: Maurizio Scaparro
Genere: drammatico
Compagnia/Produzione: Teatro di Roma
Cast: Giorgio Albertazzi e Fabio Correnti,Gianfranco Barra, Carla Cassola, Mario Fedele, Emanuele Nicosia, Annie Pempinello, Fabrizio Raggi

Descrizione

Un testo vivo e profondo, un’autobiografia intensa e suggestiva, ma soprattutto il testamento spirituale di un grande personaggio storico che intravede i suoi ultimi giorni.
Un grande protagonista del teatro italiano torna a interpretare l’imperatore Adriano, vissuto nel I secolo d.C. e restituito a nuova vita dalle pagine scritte da Marguerite Yourcenar dopo trent’anni di intenso lavoro (il libro è del 1951, ma fu concepito dall’autrice nei primi anni ’20). Un progetto iniziato nel 1989, con la prima assoluta a Tivoli, nella suggestiva cornice di Villa Adriana, che prosegue nel tempo e assume significati sempre nuovi nel corso degli anni.
«Mai come oggi – dice Scaparro – questo spettacolo e questo testo mi sembrano così attuali. In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, le parole di Adriano assumono un significato profondo, indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza: “Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole”».
E anche per Albertazzi, Adriano è una figura sempre nuova, «perché – spiega – il mio incontro con lui è un “incontro molecolare”: Adriano cambia sempre, come cambia il mio sistema cellulare».
Al Teatro Strehler, su una scena nuda, in cui si scorgono solamente frammenti di colonne, Adriano, dichiara Albertazzi, «ha il carattere di un’apparizione, in un luogo relativamente ospitale, come un palcoscenico, di un personaggio storico, spogliato dai connotati storicistici. Certi momenti, come quelli del finale che riguardano più da vicino la morte di Antinoo, risultano addirittura più espressivi che all’aperto. Una sfida vinta.»
Ad animare la scena, la danza di Fabio Correnti nel ruolo di Antinoo.

Eric Vu An interpreta Antinoo nello spettacolo "Memorie di Adriano