Caproni Sulla Poesia
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"L'unica 'linea di svolgimento' che vedo nei miei versi, è la stessa 'linea della vita': il gusto sempre crescente, negli anni, per la chiarezza e l'incisività, per la 'franchezza', e il sempre crescente orrore per i giochi puramente sintattici o concettuali, per la retorica che si maschera sotto tante specie, come il diavolo, e per l'astrazione dalla concreta realtà. Una poesia dove non si nota nemmeno un bicchiere o una stringa, m'ha sempre messo in sospetto. Non mi è mai piaciuta: non l'ho mai usata nemmeno come lettore. Non perché il bicchiere o la stringa siano importanti in sé, più del cocchio o di altri dorati oggetti: ma appuntoperché sono oggetti quotidiani e nostri "

"Alla natura davo un valore di quasi un'allegoria: un significato sempre volto ad esprimere un qualcos'altro (una mia e altrui inquietudine) al di là del puro significato letterale o figurativo della parola"

"Le stanze della funicolare sono un poco il simbolo, o l'allegoria della vita umana, vista come inarrestabile viaggio verso la morte. La funicolare del Righi, a Genova, esiste davvero. Il suo primo percorso avviene al buio, in galleria: un buio ed una galleria che potrebbero essere interpretati come il ventre materno. Poi, la funicolare sbocca all'aperto (è la nascita), e prosegue fino alla meta, tirata
dal suo cavo inflessibile (il tempo, il destino) senza potersi fermare. Ogni stanza è una stagione differente della nostra esistenza. E di stagione in stagione, il passeggero (l'utente) cerca l'attimo bello (ogni stagione ha il suo) dove potersi arrestare: dove poter chiedere un alt nel suo essere tracinato dal
tempo (il cavo inarrestabile), fino all'ultima stazione, che nel piccolo poemetto è avvolta nella nebbia (mistero e lenzuolo funebre insieme)"

"Poiché questi, pur nella loro disubbidienza ai rigidi canoni metrici, sono sonetti, voglio avvertire di
non aver abolito a caso la tradizionale spaziatura fra quartine e terzine. Essa fu nell’ordine di quelle
ragioni d’equilibrio architettonico e musicale (e anche logico), per cui ciascuna quartina o terzina
(come del resto ciascun verso), stando quali membri distinti nel corpo della composizione, risulteranno
parti concluse in un loro singolare giro. Proprio quel giro che invece in questi sonetti è unico, essendo
qui ogni verso così strettamente legato al successivo (fino al quattordicesimo) da formare un solo
“tempo”, un compatto blocco privo di membri, dove se pure esistono nuclei che staticamente
potrebbero in certo modo reggersi anche isolati dal contesto, non collimano né con una quartina né con
una terzina"

"C'è stato un movimento, se si può dire, a fuso, 'fusolare': ero partito da una scarnificazione ancora di carattere impressionistico, macchiaiolo, che pian piano si è amplificata e gonfiata nel poemetto, nell'endecasillabo, nel sonetto: finché, poi, forse anche per il trauma della guerra, mi è venuta la saturazione di quelle forme, troppo ampie, e allora ecco il bisogno di tornare alla massima semplicità possibile. Il rumore della parola, a un certo punto, ha cominciato a darmi terribilmente fastidio"